Per conoscere il pensiero politico dei giorni nostri, è importante conoscere i pensatori, italiani e internazionali, che ci hanno preceduto e apprendere l’eredità che ci hanno lasciato.
Oggi, alla Cavalerizza Reale, in via Verdi 9 a Torino, Franco Sborberi, professore di Filosofia politica, ha coordinato un incontro con quattro docenti di diverse discipline e UniversitĂ italiane, che ci hanno esposto il pensiero di quattro personaggi importanti della storia del pensiero politico.
Francesco Tuccari, Professore di Storia delle Dottrine Politiche a Torino, ci ha parlato di Robert Michels, sociologo e politologo tedesco che, per primo, introduce la questione dell’oligarchia e della sua legge ferrea. Michels cerca di dimostrare in maniera definitiva come le tendenze dell’oligarchia costituiscano una legge delle organizzazioni umane, e lo fa studiando la struttura interna dei partiti socialisti in cui ha militato. Egli nota che c’è una tendenza verso questo sistema di governo in tutti i gruppi umani. Ogni organizzazione, anche se si espande nel tempo, nasce da un piccolo numero di persone. Il nucleo deve prendere decisioni efficaci ed efficienti, in breve tempo e non può sempre discutere su tutto con tutti i membri dell’organizzazione. Questo porta inevitabilmente a un’oligarchia. Anche la figura del leader è stata analizzata da Michels. Il risultato è che le masse sono apatiche, disinteressate al potere e, quindi, hanno bisogno di un leader. Quest’ultimo, a sua volta, non si vuole più separare dal potere. Michels afferma, quindi, che le democrazie contemporanee sviluppano tendenze oligarchiche che non possono essere superate.
Simona Forti, docente del Pensiero Politico Contemporaneo, espone, invece, il pensiero di Foucault. Quest’ultimo ci propone due tipi di intellettuali: quello universale e quello specifico. Il primo è il detentore di verità , conosce ciò che è giusto. Gli si contrappone il secondo, quello specifico, affermando che egli non deduce verità universali, ma che è consapevole che essa è prodotta da molteplici costrizioni. Parla di politica e fa politica.
In campo politico, l’eredità più importante che lasciata da Foucault è quella della possibilità di dislocare il potere, di cercarlo non solo nello Stato, ma nell’intero campo delle relazioni umane. Non va considerato solo come potenza del divieto, ma anche come qualcosa di positivo, come un’opportunità .
Alessandro Campi, docente di Storia all’Università di Perugia, ha portato il suo contributo esponendo il pensiero di Carl Schmitt, giurista e filosofo politico tedesco.
Schmitt era consigliere tecnico giuridico della Repubblica di Weimar, che voleva, proclamando lo stato d’emergenza, eliminare dallo scenario politico i comunisti e i nazisti. Con questi finì per allearsi, prima che mostrassero la loro forza militare e le intenzioni stragiste. Dal 1936 si staccherà però da questa corrente, perdendo i suoi ruoli nelle diverse cariche pubbliche, ma restando docente universitario. Dopo la II Guerra Mondiale, inizia a interrogarsi sulla natura del potere e sulla sua ascesa. Inizia per lui un’elaborazione della sua militanza nel partito nazista, chiedendosi che ruolo debba avere un intellettuale nei meccanismi del potere.
L’ultimo intervento è stato quello di Mario Dogliani, professore di Diritto Costituzionale, che ha proposto il pensiero di Hans Kelsen, giurista austriaco.
Kelsen scrisse diverse opere. Una delle piĂą importanti è “La dottrina pura del diritto”. L’aggettivo “puro”, essenziale per capire l’intero pensiero di Kelsen, sta a indicare una dottrina nĂ© ideologica nĂ© empirica. Secondo Kelsen era necessario separare il diritto dalla natura da un lato, e dalla morale e dalla politica dall’altro. Kelsen arriva quindi alla conclusione che solamente se vengono attuate queste due separazioni si può ottenere una dottrina pura del diritto. Kelsen ci spiega, inoltre, che il diritto è un fatto sociale, un fenomeno che vive all’interno della societĂ .