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Desideriamo far parte di questa grandezza?

Palaisozaky ore 21.00. Le luci si spengono e il tono pacato di Gustavo Zagrebelsky introduce l’ospite che aprira’ la prima serata della seconda edizione di Biennale Democrazia.

La scenografia è quasi nulla, basta lui. Anche quando ironicamente fatica a pronunciare democrazia o quando si lancia in un “esageruma nen”. Con un’introduzione sarcastica attualizzando le questioni che fanno discutere nel nostro Paese in questo periodo, rende il contesto come sempre piacevole.

Ripropone “Ë tutto mio” con nuovi, lievi, arrangiamenti che fanno esplodere la sua grande personalità.”Neanche The Dire Straits”.

Si avvicina al leggìo, sembra un’altra persona, i movimenti, il tono di voce, gli sguardi. Tutto rimanda a una coscienza profonda, innamorata. Non esistono pause nella sua presentazione del VI canto del purgatorio; Ë un flusso ininterrotto, ogni parola apre una parentesi di passione, di “grandezza”. Non c’è spazio per le interruzioni, Benigni è consapevole della maestosità che sta esponendo ma non cede a semplificazioni, perchè ciò non rappresenterebbe la bellezza di quest’opera, “perchè non c’è niente di più salutare di qualcosa che non si comprende”.

E’ rapito dalle parole che pronuncia e, nello stesso tempo, “rincorre” quella che verrà, per espandere un orizzonte senza fine. Una profonda gratitudine, per appartenere all’imponenza di questo lascito. Come un vomere che rivolta la terra e riporta in superficie la luce, la bellezza, l’amore, la felicità di un lavoro letterario senza precedenti e successori.

La voce si spezza, si interrompe, riparte. Difficile stargli dietro. I passi confusi tracciano un sentiero sempre più profondo, le mani gesticolano incontrollabili come per dare forma a qualcosa che solo i suoi occhi riflettono.

Poi si ferma, capo chino, occhi chiusi. E’ giunto il momento conclusivo. Non c’è bisogno di alcuna presentazione o richiesta di silenzioso rispetto. Si ricompone e inizia a recitare la cantica più dolce. Un silenzio irreale lo accompagna, nessun sospiro scomposto, nessuna incertezza; traspare tutta l’essenza di Dante nei versi che Roberto Benigni decanta.

Emergono tutte le emozioni, le quali creano un tramite verso una profonda dimensione che colma chiunque in sala.

 

“Vivere significa scegliere”… Questa è la nostra possibilità per non ritrovarci tra gli ignavi!

 

di Margherita Fuligni e Giancarlo Salemi


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